Cerci svela perché ha fallito al Milan: "Non riuscivo ad esprimermi"
Le rivelazioni dell'ex esterno
Alessio Cerci, intervenuto ai microfoni del podcast Calcio Selvaggio, è tornato sull'avventura al Milan, che è stata sicuramente negativa, spiegando i motivi per cui non è riuscito ad esprimersi ad alti livello puntando anche un po' il dito contro i tifosi.
"Non è facile giocare in un ambiente che ti rema contro: giochi con quel pizzico di ansia in più e non riesci a performare, a stare sereno. Il giocatore in campo deve assumersi le proprie responsabilità ma poi con l'ansia non riesce a fare le sue prestazioni. Io l'ho vissuta nel Milan questa cosa: non riuscivo a esprimermi.
Dopo un inizio non facile, in cui ho fatto prestazioni non belle, il pubblico ha iniziato a fischiarmi. San Siro è uno stadio pesante e non riuscivo a essere il Cerci che ero stato, quindi avevo perso totalmente la serenità. Per strada mi rompevano un po' le scatole. Una serie di cose con cui poi non riesci ad andare in campo. Ho fatto anche ottime partite però non è bastato: appena fai l'errore il pubblico te lo ricorda".
Alessio Cerci ha giocato con la maglia del Milan da gennaio 2015 a gennaio 2016, preso in prestito dall'Atletico Madrid, segnando 1 solo gol in 29 partite disputate. Imputare però il tutto ai tifosi e allo stadio, definito 'pesante', è abbasta riduttivo visto che un campione non dà peso a certe cose, anzi si carica per cercare di far cambiare idea ai propri tifosi.
