Poche vittorie, troppi pareggi e sconfitte pesanti: i due primati negativi di Thiago Motta nella Juventus
Il bilancio del tecnico italo-brasiliano in 42 partite è fallimentare: cronaca di un feeling mai nato
Thiago Motta non è più l'allenatore della Juventus. Chissà se a breve il tecnico italo-brasiliano tornerà allo Stadium da avversario, ma se sarà così è facile immaginare che il popolo bianconero non gli riserverà un'accoglienza trionfale.
Il feeling con la piazza non è mai scattato e neppure quello con il gruppo. Colpa, per il primo punto, del suo passato nell'Inter del Triplete? Chissà, quel che è certo è che un matrimonio nato tra più scetticismo che ottimismo, nonostante l'exploit della stagione precedente, conclusa con la qualificazione in Champions del Bologna, è finita malissimo, con il duro scontro con Cristiano Giuntoli poco prima dell'esonero (clicca qui per i dettagli).
Altrettanto certo è che a condannare l'ex tecnico bianconero sono i numeri, che ne fanno uno dei peggiori allenatori della storia del club. Ripetiamo, solo a livello statistico. Motta lascia la Juve dopo 42 partite, appena 18 delle quali vinte. Con il 42,86% di vittorie Thiago è infatti il peggior allenatore per percentuale di successi negli ultimi 15 anni.
Vero che nel 2025 il numero di vittorie era aumentato, ma solo dopo che nella prima parte di stagione si era assistito ad un numero impressionante di pareggi. Con il 40,47% di segni X in totale Motta è il secondo tecnico con il maggior numero di pareggi nella storia della Juventus dietro a Sandro Puppo, con 43,5%.
Poche, ma pesantissime, le sconfitte. La prima in campionato a Napoli, a fine gennaio, seguita dai fatali, pesanti ko contro Atalanta e Fiorentina. Quelli in Champions contro Stoccarda in casa e PSV nel ritorno del playoff e quella in semifinale di Supercoppa Italiana contro il Milan. Si aggiunga l'eliminazione ai rigori contro l'Empoli ed ecco il quadro di tutti gli obiettivi sfumati. A Tudor il compito di salvare l'unico rimasto, indispensabile per il futuro del club. E anche per provare a tenersi la panchina.