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È morto Papa Francesco, addio al Pontefice che amava il calcio, i portieri e Pelè: "È il gioco più bello del mondo"

È morto a 88 anni Papa Francesco. Ad annunciarlo nel giorno di Pasquetta è stato il cardinale Kevin Farrel, Camerlengo del Vaticano.

"Alle 7.35 di questa mattina, il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. Tutta la sua vita è stata dedicata al servizio del Signore e della sua Chiesa".

Nato a Buenos Aires il 7 dicembre 1936 da una famiglia di origine piemontese (il bisnonno Francesco era nativo di Montechiaro d'Asti) e di origini liguri per parte materna, Jorge Mario Bergoglio è diventato il primo Papa latinoamericano il 19 marzo 2013, salendo al soglio pontificio dopo le dimissioni di Benedetto XVI.

È morto poche settimane dopo essere stato dimesso dall'ospedale Gemelli di Roma dove era stato ricoverato per oltre un mese a causa di una polmonite bilaterale.

L'amore per il San Lorenzo

Storico appassionato di sport e in particolare di calcio, Bergoglio era tifosissimo del San Lorenzo, che il giorno della sua elezione pubblicò sul proprio account X la tessera numero 88.235 appartenente a Papa Francesco, che da ragazzo era un assiduo frequentatore dello storico stadio 'Viejo Gasómetro', abbattuto nel 1983.

L'elogio a Pelè e la condanna a Maradona

Celebre una sua frase su chi fosse a suo parere il calciatore più forte della storia tra i connazionali Messi e Maradona, del quale Bergoglio sottolineò la deriva umana: "Maradona è stato un poeta in campo, ma come uomo ha fallito scivolando con la corte di quelli che lo lodavano e non lo aiutavano”.

"Il più grande per me però è stato Pelè, che è stato anche un uomo di una grandissima umanità. Comunque sono stati grandi tutti e tre, ognuno con la propria specialità".

L'ode ai portieri: "Ruolo metafora della vita"

Tra le sue tante frasi sul calcio l'elogio al ruolo del portiere e l'appello al rispetto dei valori del "gioco" in particolare nei settori giovanili:

"Tante volte ho fatto il portiere; che è un ruolo che allena a guardare in faccia la realtà, ad affrontare i problemi: magari non sai bene da dove quel pallone sia partito, ma devi provare ad afferrarlo comunque. Come accade nella vita”.

"Assistiamo troppo spesso in campo o a bordo campo a fenomeni che macchiano la bellezza del calcio. Ad esempio, si vedono certi genitori che si trasformano in tifosi ultras, o in manager. Mi piace sottolineare che la Federazione si chiama Federazione Italiana Giuoco Calcio, dove è importante la parola ‘gioco’. A volte questa viene dimenticata, o magari sostituita, di nascosto, con altre meno coerenti, se non del tutto contrarie alle sue finalità”.